Non sono solo i cittadini a subire la censura. Anche i social network, ormai, sono vittime di un meccanismo che parte dall’alto e li stritola.
L’Europa impone regole sempre più rigide in nome della “sicurezza informativa”, minacciando sanzioni e chiusure.
La Francia le applica in modo repressivo, autorizzando la sospensione dei social in caso di proteste.
E a loro volta i governi riportano in Europa nuovi vincoli, nuove restrizioni, nuove urgenze da normare.
È una spirale perversa. Sale e scende. Si alimenta da sola. E si allontana ogni giorno di più dalla realtà dei cittadini.
In mezzo ci sono i social, costretti a scegliere: o censurano, o vengono colpiti.
Non sono i padroni del sistema. Ne sono ingranaggi.
Il risultato è che a pagare, alla fine, è sempre la libertà di chi guarda, ascolta, contesta.